John Severson
venerdì 26 dicembre 2008
domenica 21 dicembre 2008
Mio brother Nick, dalla lettera del 18 agosto 2008
lunedì 1 dicembre 2008
Come andò che maestro Ciliegia, falegname, trovò un pezzo di legno, che piangeva e rideva come un bambino.
— Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori.
No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.
Non era un legno di lusso, ma un semplice pezzo da catasta, di quelli che d’inverno si mettono nelle stufe e nei caminetti per accendere il fuoco e per riscaldare le stanze.
Non so come andasse, ma il fatto gli è che un bel giorno questo pezzo di legno capitò nella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nome mastr’Antonio, se non che tutti lo chiamavano maestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era sempre lustra e paonazza, come una ciliegia matura.
Appena maestro Ciliegia ebbe visto quel pezzo di legno, si rallegrò tutto e dandosi una fregatina di mani per la contentezza, borbottò a mezza voce:
— Questo legno è capitato a tempo: voglio servirmene per fare una gamba di tavolino.
Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e a digrossarlo, ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col braccio sospeso in aria, perché sentì una vocina sottile, che disse raccomandandosi:
— Non mi picchiar tanto forte!
Figuratevi come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia!
Girò gli occhi smarriti intorno alla stanza per vedere di dove mai poteva essere uscita quella vocina, e non vide nessuno! Guardò sotto il banco, e nessuno; guardò dentro un armadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e della segatura, e nessuno; apri l’uscio di bottega per dare un’occhiata anche sulla strada, e nessuno! O dunque?…
— Ho capito; — disse allora ridendo e grattandosi la parrucca, — si vede che quella vocina me la sono figurata io. Rimettiamoci a lavorare.
E ripresa l’ascia in mano, tirò giù un solennissimo colpo sul pezzo di legno.
— Ohi! tu m’hai fatto male! — gridò rammaricandosi la solita vocina.
Questa volta maestro Ciliegia resta di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura, colla bocca spalancata e colla lingua giù ciondoloni fino al mento, come un mascherone da fontana. Appena riebbe l’uso della parola, cominciò a dire tremando e balbettando dallo spavento:
— Ma di dove sarà uscita questa vocina che ha detto ohi?… Eppure qui non c’è anima viva. Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Io non lo posso credere. Questo legno eccolo qui; è un pezzo di legno da caminetto, come tutti gli altri, e a buttarlo sul fuoco, c’è da far bollire una pentola di fagioli… O dunque? Che ci sia nascosto dentro qualcuno? Se c’è nascosto qualcuno, tanto peggio per lui. Ora l’accomodo io!
E così dicendo, agguantò con tutt’e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carità contro le pareti della stanza.
Poi si messe in ascolto, per sentire se c’era qualche vocina che si lamentasse. Aspettò due minuti, e nulla; cinque minuti, e nulla; dieci minuti, e nulla!
— Ho capito, — disse allora sforzandosi di ridere e arruffandosi la parrucca, — si vede che quella vocina che ha detto ohi, me la sono figurata io! Rimettiamoci a lavorare.
E perché gli era entrata addosso una gran paura, si provò a canterellare per farsi un po’ di coraggio.
Intanto, posata da una parte l’ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare a pulimento il pezzo di legno; ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, sentì la solita vocina che gli disse ridendo:
— Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo!
Questa volta il povero maestro Ciliegia cadde giù come fulminato. Quando riaprì gli occhi, si trovò seduto per terra.
Il suo viso pareva trasfigurato, e perfino la punta del naso, di paonazza come era quasi sempre, gli era diventata turchina dalla gran paura.
Carlo Collodi, Capitolo primo di Pinocchio
mercoledì 26 novembre 2008
Attack ships on fire off the shoulder of Orion.
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gate.
All those... moments will be lost in time,
like tears... in rain.
Roy Batty - Rick Deckard, finale di Blade Runner
mercoledì 15 ottobre 2008
[...]
Imparando a memoria, non supplisco a nulla, aggiungo a tutto.
[...]
"Ma come, professor Pennacchioni, fa studiare i testi a memoria? Mio figlio non è più un bambino!". Suo figlio, cara signora, sarà sempre un bambino, un figlio della lingua, e anche lei un piccolo bebè, e io un ridicolo marmocchio, e tutti quanti noi minutaglia trascinata dal grande fiume scaturito dalla sorgente orale delle Lettere, e suo figlio vorrà sapere in quale lingua nuota, che cosa lo tiene a galla, lo disseta e lo nutre, e vorrà farsi lui stesso portatore di tale bellezza, e con quale orgoglio!, gli piacerà tantissimo, dia retta a me, il gusto di quelle parole in bocca, i razzi illuminanti di quei pensieri nella testa, e scoprire le prodigiose capacità della sua memoria, la sua infinità duttilità, questa cassa di risonanza, il volume inaudito a cui far cantare le frasi più belle, riecheggiare le idee più chiare, andrà pazzo per questo nuoto sublinguistico quando avrà scoperto la grotta insaziabile della propria memoria, adorerà tuffarsi nella lingua, pescarvi i testi in profondità, e per tutta la sua vita saperli lì, costitutivi del suo essere, poterseli recitare all'improvviso, dirli a se stesso per sentire il sapore delle parole. Portatore di una tradizione scritta che per merito suo tornerà a essere orale, forse li reciterà a qualcun altro, per condividerli, per il gioco della seduzione, o per fare il saccente, è un rischio da correre. Così facendo si ricongiungerà con l'epoca che precede la scrittura, quando la sopravvivenza del pensiero dipendeva solo dalla nostra voce. Se lei la chiama regressione, io lo chiamo ricongiungimento! Il sapere è innanzitutto carnale. Le nostre orecchie e i nostri occhi lo captano, la nostra bocca lo trasmette, Certo, ci viene dai libri, ma i libri escono da noi. Fa rumore, un pensiero, e il piacere di leggere è un retaggio del bisogno di dire.
Daniel Pennac, da Diario di scuola
sabato 6 settembre 2008
Mio caro Malacoda,
Da Le nuove lettere di Berlicche del Tempi del 4 settembre 2008
venerdì 15 agosto 2008
lunedì 14 luglio 2008
mercoledì 2 luglio 2008
(Shake it up)
I never loved nobody fully
Always one foot on the ground
And by protecting my heart truly
I got lost in the sounds
I hear in my mind
All these voices
I hear in my mind all these words
I hear in my mind all this music
And it breaks my heart
And it breaks my heart
And it breaks my heart
It breaks my heart
And suppose I never ever met you
Suppose we never fell in love
Suppose I never ever let you kiss me so sweet and so soft
Suppose I never ever saw you
Suppose we never ever called
Suppose I kept on singing love songs just to break my own fall
Just to break my fall
Just to break my fall
Break my fall
Break my fall
All my friends say that of course its gonna get better
Gonna get better
Better better better better
Better better better
I never love nobody fully
Always one foot on the ground
And by protecting by heart truly
I got lost
In the sounds
I hear in my mind
All these voices
I hear in my mind all these words
I hear in my mind
All this music
And it breaks my heart
It breaks my heart
I hear in my mind all of these voices
I hear in my mind all of these words
I hear in my mind all of this music
Breaks my
Heart
Breaks my heart
Regina Spektor, Fidelity
Crosby, MN 2 luglio 13.04
venerdì 20 giugno 2008
Who's to say
What's impossible
Well they forgot
This world keeps spinning
And with each new day
I can feel a change in everything
And as the surface breaks reflections fade
But in some ways they remain the same
And as my mind begins to spread its wings
There's no stopping curiosity
I want to turn the whole thing upside down
I'll find the things they say just can't be found
I'll share this love I find with everyone
We'll sing and dance to Mother Nature's songs
I don't want this feeling to go away
Who's to say
I can't do everything
Well I can try
And as I roll along I begin to find
Things aren't always just what they seem
I want to turn the whole thing upside down
I'll find the things they say just can't be found
I'll share this love I find with everyone
We'll sing and dance to Mother Nature's songs
This world keeps spinning and there's no time to waste
Well it all keeps spinning spinning round and round and
Upside down
Who's to say what's impossible and can't be found
I don't want this feeling to go away
Please don't go away
Please don't go away
Please don't go away
Is this how it's supposed to be
Is this how it's supposed to be
Jack Johnson, Upside Down
Crosby, MN 20 giugno 16.51
venerdì 13 giugno 2008
Crosby, MN 12 giugno 20.02
sabato 7 giugno 2008
John Ronald Reuel Tolkien, da Valaquenta "Novero dei Valar" - Il Silmarillion
Crosby, MN 6 giugno 21.26
martedì 27 maggio 2008
Suil a Gra, Paolo!
Algo se muere en el alma, cuando una amigo se va...
Cuando un amigo se va, algo se muere en el alma
cuando un amigo se va; algo se muere en el alma,
cuando un amigo se va.
Cuando un amigo se va, y va dejando una huella,
que no se puede borrar; y va dejando una huella
que no se puede borrar.
No te vayas todavìa, no te vayas, por favor,
no te vayas todavìa
que hasta la guitarra mia llora cuando dice adiòs.
Un pañuelo de silencio a la hora de partir.
A la hora de partir...
A la hora de partir porque hay palabras que hierem,
y no se pueden decir...
El barco se hace pequeño cuando se aleja en el mar.
Cuando se aleja en el mar...
Cuando se aleja en el mar y cuando se va perdiendo,
que’ grande es la soledad...
Ese vacío que deja el amigo que se va.
El amigo que se va...
El amigo que se va, es como un pozo sin fondo
que no se puede llenar...
Sevillanas del adiòs
lunedì 26 maggio 2008
sora castel Toblin,
mi 'ncordo la chitara,
ti 'ncorda 'l mandolin
e nente 'n barca.
Dal vento, senza remo,
ne lasserem portar
e alegri canteremo
fazendo risonar
la val del Sarca.
E quando 'n mez al lac la melodia
passerà 'n sol minor,
mi te dirò le pene del me cor
e ti te me dirai che te sei mia.
Tornadi su la riva,
felize te ofrirò
en ramoscel de oliva
e po' te baserò
la boca bela.
E taserem, ma alora
en coro de ciciòi
saluderà quell'ora
e passerà su noi
l'ultima stela.
E quando al primo sol la melodia
tornerà 'n mi magior,
ti, co' la testa bionda posata sul me cor,
te me farai sentir che te sei mia.
Serenata a Castel Toblin (canto trentino)
mercoledì 21 maggio 2008
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma sì; deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. -
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar invoglia e sforza.
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empié nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide e la conobbe: e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua a chi col ferro uccise.
Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise:
e in atto di morir lieto e vivace,
dir parea: "S'apre il ciel; io vado in pace".
lunedì 19 maggio 2008
mercoledì 14 maggio 2008
l'anima volta a quell'amor divino
martedì 13 maggio 2008
lunedì 12 maggio 2008
sabato 10 maggio 2008
Ti sto scrivendo da Follonica, dove amo così tanto nuotare e nuotare e nuotare, con il mare che mormora la sua voce che riecheggia la musica del primo giorno del mondo, tutta attorno a me. Una città piena di gabbiani malinconici e di rondini gioiose, piena del prufumo delle buganville. Due anni fa passeggiavo qui da solo, sul far della sera: la città erà piena di gioie semplici -le madri che portavano i bambini a mangiare il gelato, coppie di ragazzi e ragazze mano nella mano con dolce trepidazione, i vecchi seduti sulle panchine a chiacchierare. La città era piena delle luci dalle finestre e dai lampioni ed anche in cielo splendevano le stelle, ma come puoi ben immaginare tra cielo e terra c'èra sulla linea dell'orizzonte come una linea nera, un salto di buio che separava nettamente le due zone. È allora che ho visto una minuscola luce muoversi sulla linea più nera dell'orizzonte. Una barca di pescatori aveva una luce accesa e sembrava che una stellina fosse scesa dal cielo e venisse verso di noi, verso di me. Ero senza parole dall'emozione: forse era un barca, forse no, chissà... Il messaggio per me era comunque chiaro: non siamo stati lasciati soli, noi poveri uomini, con le nostre povere luci contro il buio. Gesù -Earendil- Stella del mattino è sceso da noi con la Sua luce eterna. Eala Earendil!
lunedì 5 maggio 2008
Splendido, da solo, in libertà.
Aver l'occhio sicuro,
la voce in chiarità.
Mettersi se ti va
di sghimbescio il cappello.
Per un sì, per un no,
fare un'ode o fare un duello.
Fantasticare
a caccia non di gloria o di fortuna
su un certo viaggio a cui si pensa,
sulla luna.
Se poi viene il trionfo,
ebbene, fatti suoi;
ma mai, mai diventare
un "come tu mi vuoi".
E seppur quercia o tiglio davvero non si è...
Se vuoi proprio non alto, ma farcela da sè.
da Cyrano de Bergerac
sabato 3 maggio 2008
mercoledì 30 aprile 2008
martedì 29 aprile 2008
lunedì 21 aprile 2008
sabato 19 aprile 2008
And I made my way to the kitchen,
But I had to stop from the shock of what I found,
A room full of all off my friends dancing round and round,
And I thought hello new shoes,
Bye bye them blues.
venerdì 18 aprile 2008
mercoledì 16 aprile 2008
domenica 13 aprile 2008
È meno arduo salmodiare formule o sonnecchiare sui principi che cercare laboriosamente come sono fatte le cose e quale sia il metodo per servirsene. Osservare è meno facile che ragionare. È risaputo che scarse osservazioni e molti ragionamenti sono causa di errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità. Ma sono assai più gli spiriti capaci di costruire un sillogismo che quelli che sanno cogliere esattamente il concreto.
Alexis Carrel, da Riflessioni sulla condotta della vita
sabato 12 aprile 2008
mercoledì 9 aprile 2008
venerdì 4 aprile 2008
Found myself today
Oh I found myself and ran away
Something pulled me back
The voice of reason I forgot I had
All I know is you're not here to say
What you always used to say
But it's written in the sky tonight
So I won't give up
No I won't break down
Sooner than it seems life turns around
And I will be strong
Even if it all goes wrong
When I'm standing in the dark
I'll still believe
Someone's watching over me
Seen that ray of light
And it's shining on my destiny
Shining all the time
And I wont be afraid
To follow everywhere it's taking me
All I know is yesterday is gone
And right now I belong
To this moment to my dreams
It doesn't matter what people say
And it doesn't matter how long it takes
Believe in yourself and you'll fly high
And it only matters how true you are
Be true to yourself and follow your heart
Hilary Duff, Someone's watching over me
sabato 29 marzo 2008
mercoledì 19 marzo 2008
E un Uomo sedeva da solo, sprofondato in una grande tristezza.
Tutti gli animali si avvicinarono e gli dissero: "Non ci piace vederti così triste; chiedici quello che vuoi e lo avrai."
L'Uomo disse: "Voglio avere una buona vista."
L'avvoltoio rispose: "Avrai la mia."
L'Uomo disse: "Voglio essere forte."
Il giaguaro rispose: "Sarai forte come me."
Allora l'Uomo disse: "Vorrei tanto conoscere i segreti della terra".
Rispose il serpente: "Te li mostrerò".
E così fu con tutti gli animali. E quando l'Uomo ebbe tutti i doni che loro potevano dargli, se ne andò.
E il gufo disse agli altri animali: "Ora l'Uomo sa molto ed è capace di fare molte cose. Improvvisamente ho paura."
Il cervo disse: "L'Uomo ha tutto quello di cui ha bisogno. Ora non sarà più triste."
Ma il gufo disse: "No. Ho visto un buco nell'Uomo, profondo come una fame che mai si placherà. Questo lo rende triste e lo spinge a desiderare. Lui continuerà a prendere e a prendere, finchè un giorno il mondo dirà: 'Non esisto più e non ho più nulla da dare'."
Leggenda Maya, da Apocalypto