martedì 7 luglio 2009

Maturità


Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero.
Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo ed io l'ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace.


Sant'Agostino

lunedì 25 maggio 2009




















Il male che faccio non è il mio male,
sono più misera di quanto credevo;
il male che ho dentro queste mie ossa,
Padre, mi tiene lontano da te.

Passa il mio tempo, non son sincera.
Amo la gente, non son sincera.
Vivo il presente, non son sincera.
Prego la sera, non son sincera.

Fammi incontrare chi sa soffire,
chi sa donare fino alla fine,
chi è sincero, chi è reale
colui ch'io possa almeno seguire.

Adriana Mascagni, Non son sincera

giovedì 14 maggio 2009


Dio invisibile ha voluto mostrarsi nella carne e vivere come un uomo, perchè le creature carnali non potevano amare se non nella carne. Solo così potevano essere condotte verso l'amore salvifico della Sua Persona: in questo modo Cristo le aveva liberate da ogni amore carnale, soltanto con la grazia della Sua Presenza carnale.

San Bernardo

mercoledì 29 aprile 2009


Aspetto che passi la notte,

notte lunga da passare
e sento il mio cuore che batte
e non smette di sognare…

Vorrei ritornare bambino nella casa di mio padre,
le storie davanti al camino e la voce di mia madre…

La notte che ho visto le stelle non volevo più dormire,
volevo salire là in alto per vedere…
e per capire

Ascolto il silenzio dei campi
dove sta dormendo il grano,
il giorno fu pieno di lampi,
ma ora il tuono è già lontano…

Vorrei ritornare bambino nella casa di mio padre,
le storie davanti al camino e la voce di mia madre…

La notte che ho visto le stelle non volevo più dormire,
volevo salire là in alto per vedere…
e per capire

La luna nasconde i suoi occhi
come donna innamorata,
il fiume l’aspetta nell’acqua
ed una notte l’ha baciata…


Vorrei ritornare bambino e guardare ancora il fuoco,
la storia più grande è il Destino che si svela a poco a poco:
la notte che ho visto le stelle non volevo più dormire,
volevo salire là in alto per vedere…
e per capire

Claudio Chieffo, La notte che ho visto le stelle

venerdì 27 marzo 2009


Ma che cos'è la storia? È un dar principio a lavori secolari per riuscire a poco a poco a risolvere il mistero della morte e vincerla un giorno. Per questo si scoprono l'infinito matematico e le onde elettromagnetiche, per questo si scrivono sinfonie, ma non si può progredire in tale direzione senza una certa spinta. Per scoperte del genere occorre un'attrezzatura spirituale, e in questo senso, i dati sono già tutti nel Vangelo. Eccoli. In primo luogo, l'amore per il prossimo, questa forma suprema dell'energia vivente, che riempie il cuore dell'uomo ed esige di espandersi e di essere spesa. Poi, i principali elementi costitutivi dell'uomo d'oggi, senza i quali l'uomo non è pensabile, e cioè l'idea della libera individualità e della vita come sacrificio.

Boris Pasternak, da Il dottor Zivago

giovedì 12 marzo 2009


Estate 2008
Esci frettolosamente dal negozio di una stazione di servizio già vista in decine di film, inforchi la bicicletta fuori misura per te e pedali verso casa, veloce anche se non conosci ancora benissimo la strada. L'aria fresca di quella mattinata assolata ti accarezza la pelle, sulla quale è ancora impresso l'odore dell'acqua di lago. Imbocchi la traversa giusta e ti lasci andare giù per la discesa, a farti inghiottire dalla boscaglia verde smeraldo. Ti salta all'occhio una macchia diversa, in movimento: con le cuffie come due mezze arance, mentre taglia l'erba del giardino accanto, sorride a te - che controlli a malapena il manubrio mentre cerchi di ricambiare timidamente. Un sorriso gratuito, che ti apre il cuore e lo inonda di un certezza già incontrata, già conosciuta. Le ruote corrono, e ormai sei arrivata, ma quel lungo istante non puoi scordarlo più, ti accompagna per sempre.

Marta

martedì 10 marzo 2009


To what serves mortal beauty —  dangerous; does set danc-
ing blood — the O-seal-that-so feature, flung prouder form
Than Purcell tune lets tread to? See: it does this: keeps warm
Men's wits to the things that are; what good means—where a glance
Master more may than gaze, gaze out of countenance.
Those lovely lads once, wet-fresh windfalls of war's storm,
How then should Gregory, a father, have gleanèd else from swarm-
ed Rome? But God to a nation dealt that day's dear chance.
To man, that needs would worship block or barren stone,
Our law says: Love what are love's worthiest, were all known;
World's loveliest — men's selves. Self flashes off frame and face.
What do then? how meet beauty? Merely meet it; own,
Home at heart, heaven's sweet gift; then leave, let that alone.
Yea, wish that though, wish all, God's better beauty, grace.


A che serve la bellezza mortale — pericolosa; muove a dan-
za il sangue — l'O-suggellate-così-quel-volto, forma più fiera lanciata
di quella a cui invita l'aria di Purcell? Vedi, fa così: tiene calda
l'intelligenza dell'uoo alle cose che sono; a quanto significa il bene — dove un'occhiata
domina meglio d'uno sguardo fisso, sguardo di sconcerto.
Un tempo quei ragazzi belli, rorido fresco frutto caduto per tempesta di guerra,
come li avrebbe allora spigolati Gregorio, un padre, dalla affol-
lata Roma? Ma Dio a una nazione offrì preziosa fortuna di quel giorno.
All'uomo, che un tempo adorò roccia o sterile pietra,
la nostra legge dice: Ama le cose d'amore più degne, fossero tutte note;
del mondo le più amabili — il sé dell'uomo. Il sé splende dalla forma e dal volto.
Che fare allora? come incontrare bellezza? Basta che l'incontri; riconosci,
in cuor tuo, del cielo il dolce dono; poi parti, abbandonalo.
Sì, augura, a tutti augura, di Dio la più graziosa bellezza, la grazia.


Gerard Manley Hopkins, To what serves mortal beauty?