martedì 10 marzo 2009


To what serves mortal beauty —  dangerous; does set danc-
ing blood — the O-seal-that-so feature, flung prouder form
Than Purcell tune lets tread to? See: it does this: keeps warm
Men's wits to the things that are; what good means—where a glance
Master more may than gaze, gaze out of countenance.
Those lovely lads once, wet-fresh windfalls of war's storm,
How then should Gregory, a father, have gleanèd else from swarm-
ed Rome? But God to a nation dealt that day's dear chance.
To man, that needs would worship block or barren stone,
Our law says: Love what are love's worthiest, were all known;
World's loveliest — men's selves. Self flashes off frame and face.
What do then? how meet beauty? Merely meet it; own,
Home at heart, heaven's sweet gift; then leave, let that alone.
Yea, wish that though, wish all, God's better beauty, grace.


A che serve la bellezza mortale — pericolosa; muove a dan-
za il sangue — l'O-suggellate-così-quel-volto, forma più fiera lanciata
di quella a cui invita l'aria di Purcell? Vedi, fa così: tiene calda
l'intelligenza dell'uoo alle cose che sono; a quanto significa il bene — dove un'occhiata
domina meglio d'uno sguardo fisso, sguardo di sconcerto.
Un tempo quei ragazzi belli, rorido fresco frutto caduto per tempesta di guerra,
come li avrebbe allora spigolati Gregorio, un padre, dalla affol-
lata Roma? Ma Dio a una nazione offrì preziosa fortuna di quel giorno.
All'uomo, che un tempo adorò roccia o sterile pietra,
la nostra legge dice: Ama le cose d'amore più degne, fossero tutte note;
del mondo le più amabili — il sé dell'uomo. Il sé splende dalla forma e dal volto.
Che fare allora? come incontrare bellezza? Basta che l'incontri; riconosci,
in cuor tuo, del cielo il dolce dono; poi parti, abbandonalo.
Sì, augura, a tutti augura, di Dio la più graziosa bellezza, la grazia.


Gerard Manley Hopkins, To what serves mortal beauty?

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