sabato 17 ottobre 2009


A me, da un certo punto di vista, non è che interessa studiare; io non so dove inizia e dove finisce lo studio, a me interessa vivere. A me interessa poter vivere veramente, anche perché la mia vita è l’unica cosa che ho; tutto quello che può sostenere un’intensità di vita m’interessa, e lo studio è questo - la possibilità di ascoltare la voce, la parola, la testimonianza di chi attraverso lo spazio e il tempo ci vuole dire qualcosa, ci vuole far guardare qualcosa.

Ma dove inizia e dove finisce lo studio? Per me, oggi, viaggiare in treno, è stato studiare. Se tu guardi un albero, vedi una cosa bella; “Chi l’ha fatto quest’albero? Perché quest’albero è diverso da quell’altro?”. Vedi il mare, e chi può dire di averlo visto una volta per tutte?

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Non è vero che la nostra è una vita banale, possiamo viverla in maniera banale; ma studiare è la cosa meno banale del mondo, se vogliamo, perché, come diceva un poeta contemporaneo, la poesia, l’arte, la filosofia sono come quando esci dalla posta e un tipo ti fa: “Mi scusi, le vorrei parlare di una cosa molto personale, un grande segreto che mi porto dentro, che non ho mai detto a nessuno e tutto si gioca nella disponibilità: mi può ascoltare per cinque minuti, lei?”. E lì si gioca: lo ascolterai o non lo ascolterai?

Le cose diventano interessanti a partire dalla prospettiva dalla quale le guardi; io credo che bisogna avere l’attenzione di ascoltare quello che veramente ci preme. Tutte le volte che ho fatto una domanda vera, che mi premeva, che mi metteva in discussione, che mi aveva fatto piangere, la realtà mi ha sempre parlato e mi ha fatto fare un passo, e di questo sono contento.

Edoardo Rialti, da La realtà in trasparenza: leggere il mondo con il Signore degli Anelli (2 aprile 2009) 

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